Sara
Savorelli

1991, Rimini

Si appassiona fin da giovane alla fotografia frequentando diversi corsi a Ravenna, città in cui vive e lavora. Si laurea in fotografia presso la Libera Accademia di Belle Arti (LABA) di Rimini con una tesi sul viaggio metaforico nei campi dell’arte e della fotografia, in termini non convenzionali. Attualmente vive tra Ravenna e Modena, dove frequenta il master di alta formazione sull’immagine contemporanea presso Fondazione Fotografia. Utilizza la fotografia come unico mezzo di espressione, con il quale indaga ambienti naturali e antropizzati per portare la mente su diversi territori e dimensioni altre.

SENZA TITOLO (2016)

Le mani tengono stretto un oggetto studiandone la superficie con cura, accarezzandone le imperfezioni e i lineamenti.

L’azione viene svolta con costanza e per molto tempo fino a diventare una sorta di rituale privato. L’ossessione del gesto attiva un processo che colma una mancanza, vuole recuperare un ricordo lontano. Il tempo trascorso e la ripetizione dei movimenti fanno sì che l’oggetto assuma un significato altro, perdendo la sua funzione d’origine.

DIFETTO DI DISTANZA (2015)

“Ecco perchè i disegni, sebbene comprendano, o cerchino di comprendere, una presenza, riguardano l’assenza”

John Berger, Sul disegnare

Le immagini sono il frutto di osservazioni passate che risiedono nella memoria, vengono riportate a galla tramite il disegno. Il movimento che si compie col pennello vuole esorcizzare qualcosa che ci tormenta e che ha a che fare con l’assenza. Lo sviluppo inizialmente trasparente diviene inchiostro in grado di far emergere in superficie l’immaginazione; quest’ultima tende via via ad annerire per far parte del presente. L’invisibilità momentanea del disegno è come un prelievo diretto dal nostro passato, che emerge sul foglio nello stesso modo in cui un ricordo affiora alla mente di chi lo ha vissuto.

La vetta è un miraggio e il disegno una possibilità di ritagliarsi un’apertura verso una dimensione altra, una finestra su una realtà temporaneamente non accessibile.

Il tratto parla del tempo, brucia la distanza che ci separa dal soggetto che ora risiede sulla superficie bianca: la mente attinge al ricordo senza interferenze, si toglie una proiezione per trasferirla sul foglio. In questo modo acqua e luce sono portatrici di paesaggi lontani, come se esse stesse possedessero una loro memoria e fossero in grado di ricordarla.

Il gesto è ossessivo, il soggetto ripetuto: in un’intima dimensione si appunta un luogo immaginato di cui si conservano ricordi positivi.

Laddove non è possibile dirigersi con i piedi, si arriva con la mente.

E voi dove siete?

Opere

Sara Savorelli, Senza titolo, 2016, still da video
Sara Savorelli, Difetto di distanza, 2015, chimigramma in camera oscura
Sara Savorelli, Difetto di distanza, 2015, chimigramma in camera oscura