Livia
Sperandio

1991, Foligno

Nel 2010 dopo aver conseguito la maturità classica, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia, indirizzo Beni ed Attività Culturali, dove si laurea nel 2013 con una tesi che affronta i problemi attributivi nei cicli pittorici cinquecenteschi.

Nel 2014 frequenta l’Accademia di Fotografia John Kaverdash a Milano, partecipando ai corsi di fotoritocco, tecnica fotografica di base e fotografia di moda.

Si avvicina inoltre alla fotografia di scena grazie alla collaborazione con Umbria Jazz.

ICONA (2016)

La perfezione sembra essere un’idea, nulla di tangibile né oggettuale, che si pone sopra le nostre teste come massimo esempio da seguire, esplicitandosi nell’immagine di un manifesto.

La figura si impone assumendo una nuova dimensione e attivando il lavoro di tensione alla somiglianza.
È nell’insistenza dell’esercizio, nel ripetersi del tratto, che si condensa il fare; dall’errore e dal continuo tentativo prende origine il moto vibrante del quotidiano.

Così la riproduzione formale diventa strumento per misurarsi e ricercare l’avvicinamento all’icona. Il disegno può portare con sé l’insistenza delle forme tracciate in precedenza insieme all’idea delle successive possibilità.

La forza esiste e insiste nello spazio in potenza, ancor più che nell’atto.

FORMA MENTIS (2015)

E’ un lavoro nato dalla mancanza di altro o per necessità di altro.

In un momento in cui mi sembrava di non avere nulla tra le mani, ho trovato il gioco di Mattia.

Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato significa incappare in uno spazio mentale e/o fisico che non coincide con la propria forma.

Questo è il caso in cui non esiste un unico incavo; il prisma incastrandosi spigolo contro spigolo nella superficie trova corrispondenza e rimane in equilibrio tra il pieno e il vuoto, pur non essendo il suo spazio preposto.

Si tratta di un ragionamento sul senso di inadeguatezza e sull’assenza di motivazione, una forza questa che generando un paesaggio di eventualità e circostanze, può determinare uno stato armonico delle cose.

Non volendo raccontare un lieto fine, tanto meno una soluzione, quelle rappresentate vogliono essere prove , esperienze, esempi tratti da una storia.

Quadrato, cerchio, triangolo e esagono diventano ancora di salvataggio perché fanno riferimento ad un codice, qualcosa di visceralmente noto.

Il fastidio del vuoto si può trasformare in necessità di fare, o può ripresentarsi più forte di prima.

Come quando ci si trova a fissare con lo sguardo un muro bianco.

Qui il gioco che è punto zero, grazie all’energia costruttiva delle forme, genera un linguaggio universale, in cui le probabilità di incastro sono infinite quanto quelle di trovare un punto di equilibrio, la svolta o una nuova soluzione al problema.

Opere

Livia Sperandio, Icona, 2016, stampa inkjet e disegno su carta
Livia Sperandio, Forma mentis, 2015, stampa inkjet
Livia Sperandio, Forma mentis, 2015, stampa inkjet
Livia Sperandio, Forma mentis, 2015, stampa inkjet