Francesco
Cardarelli

1981, Offida (AP)

Sviluppa l’interesse per la fotografia ascoltando e guardando il padre nel suo laboratorio di fotografia nelle Marche. Si diploma in Catalogazione e Conservazione dei Beni Culturali all’Istituto Statale d’Arte O. Licini di Ascoli Piceno.

Consegue il diploma di laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, durante gli studi partecipa a diversi workshop con compagnie teatrali e artisti visivi.

In seguito si trasferisce a Genova dove lavora con il duo artistico Suite-Case con il quale apre lo spazio no profit SP333 nell’entroterra ligure, realizza eventi sulla sperimentazione sonora con varie realtà culturali del territorio ligure, frequenta l’Accademia Ligustica di Belle Arti specializzandosi in didattica dell’arte e lavora come fotografo per la galleria Pinksummer Contemporary Art. Collabora successivamente anche con il Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, per collezionisti privati e singoli artisti.

Da diversi anni insegna Arte e Immagine nelle scuole secondarie di I grado. Vive a Bologna.

Sito personale: https://www.works.io/francesco-cardarelli

ANNUNCIAZIONE (2012-2016)

“Scioglie la neve al sole, ritorna l’acqua al mare” Fabrizio De Andrè, L’infanzia di Maria, 1970

L’opera è l’atto conclusivo di un’esperienza che ho vissuto quattro anni fa nell’entroterra ligure. L’inverno 2012 fu molto rigido e la temperatura scendendo sotto lo zero fece congelare le tubature rendendo impossibile l’utilizzo dell’acqua per più giorni, durante i quali l’assenza dell’acqua ha condizionato la mia esistenza e tutto ruotava attorno a questa privazione.

Un giorno mi allontanai da casa e raccolsi un blocco di ghiaccio e una pietra: in studio filmai la decomposizione del ghiaccio che avevo posto a fianco alla roccia e conservai l’acqua, decantandola in una bottiglia. L’opera di Filippo Lippi L’Annunciazione Martelli del 1440 mi ha riportato oggi a quell’episodio. Il vaso trasparente, posto in un ambiguo primo piano tra l’Angelo e la Vergine, contenitore e memoria del concepimento è il simbolo che ha permesso la connessione con l’acqua che ho custodito per anni: il messaggio di annunciazione è custodito nel ghiaccio che fondendo si fa veicolo della buona novella nutrendo la roccia, dandole vita. Come nel processo alchemico “Solve et Coagula” (dissolvi e solidifica) dove condensazione e dissoluzione si alternano dando origine a forme cangianti, in Annunciazione questo continuum di materia-energia è l’acqua che cambia continuamente di stato. La dimensione meditativa trascende, finché non diventiamo noi stessi partecipi del processo di dissoluzione e solidificazione.

REVERB (2015)

Reverb ha origine da un’allucinazione uditiva che avevo da bambino: in quel limbo tra il sonno e la veglia, udivo una melodia sospesa, continua, quasi come un richiamo, che da un lato mi attirava
e dall’altro mi impauriva. Questo eco non l’ho mai dimenticato.

Le sensazioni scaturite da questo ricordo hanno trovato la loro concretizzazione nell’unione di tre elementi: il corpo, il tamburo
e le biglie.

Attraverso il movimento rotatorio delle biglie, la superficie bianca
del tamburo diventa uno spazio astratto, ciò nonostante l’oggetto non perde le sue caratteristiche di strumento sonoro: è la forza
del silenzio che consente al suono di esistere. Una struttura circolare nella quale il flusso energetico viene emanato seguendo
un andamento concentrico. Un movimento ipnotico dove qualunque cosa graviti all’interno è venuta dal nulla e, prima o poi, tornerà nel nulla.

Link al video: https://vimeo.com/125075955

SPACE MATTERS (2016)

Il progetto esplora il campo di percezione che si ha della scultura, la visione di essa manipolata attraverso la fotografia. Gli elementi posti in attenzione sono ritagli prelevati da foto di sculture realizzate durante la mia frequentazione all’Accademia di Belle Arti di Carrara tra il 1999 e il 2005, periodo in cui la sperimentazione dei materiali scultorei tradizionali era costante. In quegli anni la macchina fotografica è stata uno strumento primario per la scultura: come un album da disegno, non solo aveva la funzione di documentare il lavoro, bensì permetteva un’ulteriore e migliore lettura della volumi e della forma; non di rado dopo la visione delle stampe la scultura veniva modificata. A distanza di anni, la scultura attraverso la fotografia cambia nuovamente forma. Come in un processo alchemico, le stampe fotografiche vengono riviste, rivalutate, ritagliate, portate all’essenziale: non per rimpiangere il passato ma forse per riviverlo con gli occhi del presente, capaci di riconciliarsi con la crudeltà del tempo, di sezionare e selezionare ciò che “deve restare”. Questi “fotoricordi” sono isolati in uno sfondo neutro, colmando un vuoto e allo stesso momento creandolo: un dialogo tra forma e vuoto, spazio per l’immaginazione. L’allestimento è una forma che si compone volta per volta: come in un grembo materno.

 

Opere

Francesco Cardarelli, Space matters, 2016, installazione, 76×275 cm
Francesco Cardarelli, Space matters, 2016, collage, ritagli di fotografie analogiche su cartoncino
Francesco Cardarelli, Space matters, 2016, collage, ritagli di fotografie analogiche su cartoncino
Francesco Cardarelli, Space matters, 2016, collage, ritagli di fotografie analogiche su cartoncino
Francesco Cardarelli, Annunciazione, 2012-2016, installazione: video, 40’, tavola di legno, ampolla di vetro, acqua
Francesco Cardarelli, Annunciazione, 2012-2016, still da video
Francesco Cardarelli, Reverb, 2015, still da video
Francesco Cardarelli, Reverb, 2015, still da video