Francesco
Paglia

1983, Portomaggiore (FE)

Nato in Emilia nel 1983, dopo aver fatto studi artistici, ha frequentato il corso di fotografia all’Istituto Europeo di Design di Milano.

Un approccio analogico al digitale, è così che descrive il proprio rapporto con la fotografia.

In tal senso, nelle sue ricerche, utilizza media legati all’attualità.

Considera la fotografia il più libero, reale e completo medium che sintetizza l’evoluzione artistica dell’essere umano, riassumendo tutte le sperimentazioni e i traguardi avvenuti in questo contesto.

Nell’etimologia di foto – grafia si deduce che la luce é la materia di cui é fatta; la luce é anche la materia fondamentale che sta alla base della vita, infatti la fotografia traduce la voce della vita tramutandola in immagini.

Per questo, si può definire la figlia di tutte le arti.

 

METALOGHI (2017)

 

Questa serie fotografica vuole generare un processo di indagine sul rapporto instaurato tra fotografia e cultura, sulla relazione che si è creata tra il linguaggio fotografico e la percezione della società, innescando un meccanismo di confronto intellettuale con lo spettatore, raggiungendo così un nuovo grado di conoscenza attraverso gli interrogativi e le introspezioni suscitate dalle fotografie.

Analizzando quello che già si sa, o si presuppone di sapere, sotto un’altra prospettiva, rimettendo tutto in discussione, solo in questo modo si può arrivare a una conoscenza del sapere non dissimile da quella tramandataci dal mito greco, dove l’uomo è un curioso esperimento di libero arbitrio costantemente vessato da forze universali.

Dall’etimologia stessa della parola Metaloghi si deduce il concetto di andare oltre, andare al di là di un limite, da me inteso nell’oltrepassare il modo contemporaneo di schematizzare la conoscenza, basato sulla consuetudine lineare della logica, e la settorializzazione sempre più specifica degli argomenti, estrapolandoli da quella che è una relazione più ampia con la cultura.

In apertura al volume Verso un’ Ecologia della Mente, l’antropologo e filosofo Gregory Bateson con il termine Metaloghi indica una serie di conversazioni immaginare che trattano argomenti tra i più strani, all’apparenza quasi sconnessi tra loro. In realtà, l’argomento di cui parlano è uno solo: in quale modo pensiamo.

Attraverso i Metaloghi, Bateson ci fornisce un esempio concreto di cosa significa approcciarsi al reale con un atteggiamento conoscitivo, senza voler per forza incasellare il sapere in teorie stilisticamente ben formulate.

E’ la struttura stessa delle conversazioni, basata sul confronto dialogico, a generare il senso logico degli argomenti, in un’analisi che si muove sempre tra intelletto ed emozione. I Metaloghi non terminano mai con certezze, o teorie, lasciano sempre la possibilità di altri interrogativi, come se le risposte generate nella conversazione non avessero altro fine che produrre ulteriori domande.

Cos’è la conoscenza?

Forse il ripetere quello che gli uomini vogliono sentire? O non è piuttosto guardare in faccia il terrore della vacuità, sostenendo la vista di fronte ai bagliori accecanti del sapere ? L’andare oltre le vie ordinarie e schematiche della formazione culturale, ponendoci al di fuori della confort zone intellettuale a cui siamo socialmente abituati.

Opere

Francesco Paglia, Metaloghi, 2017, installazione